domenica 4 marzo 2012

Tendenzialmente odio un sacco di cose, schifando di qua e di là con la presunzione di  detenere qualche privilegio in più rispetto degli altri e quando mi accorgo di non averlo odio tutto lo stesso, perché va per quel verso, perché mi gira così. Spesso penso a tutto quello detesto, la puzza altrui quando entri in bagno, chi parla e sputa, chi non attraversa sulle strisce pedonali, perché sono una bacchettona.. Difficilmente invece mi soffermo su quello che mi piace, perché quello che ci piace passa in sordina, come se fosse una cosa normale che ci fa stare bene ma che non analizziamo, troppo presi dalla precisione di tutto il resto. Addirittura certe sensazioni le reprimo per integrità mentale; fino a qualche tempo fa non mi sarei mai sognata di dire che mi piacciono i bambini e il loro modo di sorridere per una cazzata, non mi sarei mai ritrovata ad ammirare le loro capacità e ad invidiare la sconfinata fantasia. Di certo non sono in condizioni di dire di volerne mai avere uno mio, ma i bambini, la loro "categoria", mi affascina. Non ha davvero senso vergognarsi di quello che apprezziamo, anche se bizzarro come catalogare i vestiti nell'armadio per colore, tessuto e tipologia. Cosa ce ne dovrebbe mai fregare? Passare per psicotici o semplicemente per sentimentali è un prezzo che dovremmo voler pagare volentieri, ne gioveremmo fino ad arrivare a sorprenderci di quanto eravamo sciocchi prima.
Una volta mi sono emozionata passando attraverso un viale alberato (che percorro tutti i santi giorni per andare a Lucca a lavoro) perché le luci dell'alba filtravano tiepide tra le fronde e rimanevano evidenti grazie alla foschia dovuta all'afa estiva. Spesso rimango incantata di fronte ai giochi cromatici delle foglie, ai profili spumosi di una nuvola in controluce su un cielo di un celeste intenso, davanti a quello che la natura ci offre e che noi indisturbati non vediamo. Non c'è nulla di male a piangere di fronte ad un quadro famoso appeso in penombra, risentendo una canzone che tuo padre ascoltava in macchina quando eri piccola e che temevi di aver rimosso per sempre, pensando a quanto vuoi bene ad una persona.
Se riesci a maturare tutto questo, riesci anche ad apprezzare quel poco di bene che si ricava da tutto il male ricevuto e procuratoci: quando soffri per qualcosa (e parlo di vera sofferenza, di senso di annientamento) e rialzi un po' la testa analizzando la situazione, capisci che stai male perché sei talmente legato a quel qualcosa da non sopportare l'idea di aver subìto un'ingiustizia. Con questo non voglio certo dire che "stare male è bello", ma bisogna capire che quel poco -o tanto- che c'è di buono deve essere pari o superiore al torto subito, altrimenti non ci scalfirebbe.
Amo una tazza di the o di caffellatte freddo, camminare a piedi nudi sull'erba, sporcarmi le mani quando provo e catalogo tutti i miei trucchi, parlare abbracciata alla persona che mi vuole per quello che sono, passare le ore a parlare con un amico. Amo le poche persone che riesco a tollerare, si contano sulla punta delle dita, ma dio quanto le vorrei portare con me in borsa ovunque io vada! Con loro so che Camilla rimane tale, non altera nemmeno un secondo il suo contenuto, si sente libera di essere antipatica e puntigliosa o semplicemente acida nei suoi momenti no. Ci sono persone che pur essendo lontane ogni mattina mi danno il buongiorno più bello di sempre, non saltando mai una sola volta da quando sono entrate a far parte della mia vita, altre sono vicine ma capita di non poterle vedere per intere settimane, eppure quando ti ritrovi non è passato un solo attimo dall'ultima volta. Io auguro sempre a tutti di avere la fortuna di poter essere amati così, senza troppe spiegazioni perché ognuno alla fine ha le proprie.
Vorrei tanto che tutta questa consapevolezza rimanesse l'unico pensiero fisso dentro la testa, senza confondersi con il mio marcato pragmatismo che spesso spazza via tutto il resto senza nemmeno chiedere il permesso, probabilmente sarei una persona più scema ma felice. Ci metterei la firma.

2 commenti:

Tendenzialmente odio un sacco di cose, schifando di qua e di là con la presunzione di  detenere qualche privilegio in più rispetto degli altri e quando mi accorgo di non averlo odio tutto lo stesso, perché va per quel verso, perché mi gira così. Spesso penso a tutto quello detesto, la puzza altrui quando entri in bagno, chi parla e sputa, chi non attraversa sulle strisce pedonali, perché sono una bacchettona.. Difficilmente invece mi soffermo su quello che mi piace, perché quello che ci piace passa in sordina, come se fosse una cosa normale che ci fa stare bene ma che non analizziamo, troppo presi dalla precisione di tutto il resto. Addirittura certe sensazioni le reprimo per integrità mentale; fino a qualche tempo fa non mi sarei mai sognata di dire che mi piacciono i bambini e il loro modo di sorridere per una cazzata, non mi sarei mai ritrovata ad ammirare le loro capacità e ad invidiare la sconfinata fantasia. Di certo non sono in condizioni di dire di volerne mai avere uno mio, ma i bambini, la loro "categoria", mi affascina. Non ha davvero senso vergognarsi di quello che apprezziamo, anche se bizzarro come catalogare i vestiti nell'armadio per colore, tessuto e tipologia. Cosa ce ne dovrebbe mai fregare? Passare per psicotici o semplicemente per sentimentali è un prezzo che dovremmo voler pagare volentieri, ne gioveremmo fino ad arrivare a sorprenderci di quanto eravamo sciocchi prima.
Una volta mi sono emozionata passando attraverso un viale alberato (che percorro tutti i santi giorni per andare a Lucca a lavoro) perché le luci dell'alba filtravano tiepide tra le fronde e rimanevano evidenti grazie alla foschia dovuta all'afa estiva. Spesso rimango incantata di fronte ai giochi cromatici delle foglie, ai profili spumosi di una nuvola in controluce su un cielo di un celeste intenso, davanti a quello che la natura ci offre e che noi indisturbati non vediamo. Non c'è nulla di male a piangere di fronte ad un quadro famoso appeso in penombra, risentendo una canzone che tuo padre ascoltava in macchina quando eri piccola e che temevi di aver rimosso per sempre, pensando a quanto vuoi bene ad una persona.
Se riesci a maturare tutto questo, riesci anche ad apprezzare quel poco di bene che si ricava da tutto il male ricevuto e procuratoci: quando soffri per qualcosa (e parlo di vera sofferenza, di senso di annientamento) e rialzi un po' la testa analizzando la situazione, capisci che stai male perché sei talmente legato a quel qualcosa da non sopportare l'idea di aver subìto un'ingiustizia. Con questo non voglio certo dire che "stare male è bello", ma bisogna capire che quel poco -o tanto- che c'è di buono deve essere pari o superiore al torto subito, altrimenti non ci scalfirebbe.
Amo una tazza di the o di caffellatte freddo, camminare a piedi nudi sull'erba, sporcarmi le mani quando provo e catalogo tutti i miei trucchi, parlare abbracciata alla persona che mi vuole per quello che sono, passare le ore a parlare con un amico. Amo le poche persone che riesco a tollerare, si contano sulla punta delle dita, ma dio quanto le vorrei portare con me in borsa ovunque io vada! Con loro so che Camilla rimane tale, non altera nemmeno un secondo il suo contenuto, si sente libera di essere antipatica e puntigliosa o semplicemente acida nei suoi momenti no. Ci sono persone che pur essendo lontane ogni mattina mi danno il buongiorno più bello di sempre, non saltando mai una sola volta da quando sono entrate a far parte della mia vita, altre sono vicine ma capita di non poterle vedere per intere settimane, eppure quando ti ritrovi non è passato un solo attimo dall'ultima volta. Io auguro sempre a tutti di avere la fortuna di poter essere amati così, senza troppe spiegazioni perché ognuno alla fine ha le proprie.
Vorrei tanto che tutta questa consapevolezza rimanesse l'unico pensiero fisso dentro la testa, senza confondersi con il mio marcato pragmatismo che spesso spazza via tutto il resto senza nemmeno chiedere il permesso, probabilmente sarei una persona più scema ma felice. Ci metterei la firma.

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